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Gay & Bisex

The Pleaser 2


di john_galt
10.12.2016    |    5.999    |    3 9.4
"Le parole uscirono da sole, con un filo di voce "Posso farti un pompino?" "Ecco, vedi?" Prese un cuscino e se lo lasciò cadere davanti..."
Me ne stavo lì, lato passeggero, a fissare la strada. Il sapore alcalino dello sperma ancora in bocca, l'odore di cazzo nelle narici, la faccia appiccicosa per il sudore e la saliva, ripassavo con la mente quell'esperienza incredibile, ero eccitatissimo. Massimo ruppe il silenzio
"Non lo dico a nessuno, sai se è quello che ti preoccupa..."
"Lo so, non sono preoccupato... Ti è piaciuto?"
"Sei stato bravo", mi accarezzò la testa, con un mezzo sorriso, quasi scherzando. Gli afferrai la mano e mi misi a baciarla sul palmo, quindi il pollice, che presi a succhiare. Completamente perso, sottomesso, lo guardavo con gli occhi socchiusi.
"Sei una troietta sai? Anzi peggio, manco una ragazzetta è così persa di cazzo, tu proprio muori di cazzo"
Era la prima volta che qualcuno mi chiamava così o si rivolgeva a me in quel modo, una cosa che non fece altro che eccitarmi ancora di più. Risposi gemendo, come una troietta; lui tolse la mano per scalare di marcia, eravamo arrivati.
Alla festa passai il tempo a chiacchierare e a bere, Massimo da parte sua era come se mi evitasse. Speravo in una ripetizione, in un secondo giro di giostra, avevo fame ed ero distratto. Parlavo con la gente mentre in testa avevo l'immagine di me inginocchiato in mezzo alla strada: come una ripresa filmica, mi vedevo dall'esterno sovrastato dall'imponenza di Massimo e il suo cazzo bellissimo che mi passavo adorante su tutta la faccia. Decisi che non c'era niente per me a quella festa, che avevo bisogno di tornare a casa e scaricare tutta l'eccitazione, la tensione accumulata. Trovai un passaggio, salutai un po' di gente, feci un cenno a Massimo che mi rispose da lontano mimando il telefono. "Speriamo" pensai, e me ne andai.

Arrivato a casa, finalmente mi ritrovai da solo. Cominciai a processare quello che era successo, le sensazioni provate, le emozioni. Finalmente mi masturbai. Steso sul materasso, dopo che ero venuto, fu un bagno di realtà: come un tremendo down dopo la forte eccitazione, provai disagio, vergogna per quello che avevo fatto. Mi sentivo confuso, debole, insicuro, patetico. Restai chiuso in casa per tutto il giorno successivo, al capo dissi che ero malato. Ero un bel ragazzo, virile, vincente, perlomeno volevo vedermi così, uno che non sbava sui cazzi. Passò un giorno e scrissi a Massimo, volevo parlargli, mettere una pezza o una giustificazione, chiedergli di dimenticare.
Mi accolse a casa sua la sera stessa. Era in tuta, forse aveva fatto palestra, era proprio un bel ragazzo pensai e me ne vergognai subito. Si sedette sul divano, io me stavo in piedi di fronte a lui
"Allora dimmi, di cosa volevi parlarmi?" Ero imbarazzato e cominciai a balbettare
"È stato un errore... Abbiamo bevuto tanto... Dimentichiamo 'sta cosa..."
"Dimentichiamo cosa?" mi interruppe "dimentichiamo che ti sono venuto in bocca e mi hai pure ringraziato?"
"No aspè, ho capito..."
"Senti, fammi parlare. Mi sembri molto confuso e magari posso capirti. È una cosa nuova per te e bla bla bla. Però sei stato tu a chiedermelo, non ti ha forzato nessuno"
"Lo so ma ti ho detto... Avevo bevuto, poi non scopavo da tanto..."
"Se non scopavi da tanto mi chiedevi il culo no? Tu invece volevi una cosa ben precisa, non sei neanche segato. L'hai preso in bocca, hai ingoiato e mi hai ringraziato. Poi oggi sei venuto a lagnarti. Potevi pure chiamarmi, ma sei voluto venire. Sai che ne vuoi ancora. Io ho capito come sei, frocetto mio, tu sei uno che ha bisogno che gli si dica cosa fare"
Quel tono, sentirmi chiamare frocetto, furono come una formula magica, un grilletto che scattava nella mia testa. Era così forte, dominante, questo mi eccitava. Pensai al suo cazzo bellissimo: volevo succhiarlo, volevo solo questo, nient'altro. Avevo fame, la salivazione a mille, la bocca mi tradiva e lo pregustava.
Lo vidi alzarsi dal divano e piazzarsi davanti a me. Ero rosso in viso.
"Chiedimelo" disse guardandomi negli occhi
Abbassai lo sguardo, intimorito. Le parole uscirono da sole, con un filo di voce
"Posso farti un pompino?"
"Ecco, vedi?"
Prese un cuscino e se lo lasciò cadere davanti ai piedi, poi appoggiò una mano sulla mia spalla per guidarmi mentre per inerzia mi inginocchiavo. Sentivo che era la posizione più naturale per me, in ginocchio, in adorazione. Di nuovo l'estasi, l'annullamento di sé, mi sentivo di nuovo nel mio elemento. Sentivo la sua mano appoggiarsi sulla mia testa e lentamente guidarmi. Gli occhi serrati, la faccia immensa nella sua patta. Di nuovo quell'odore forte di maschio, che, attraverso il tessuto della tuta, mi inebriava.
"Tiramelo fuori e ciuccia"
Abbassai l'elastico, le mutande, finalmente ero di nuovo davanti al suo cazzo. Era a riposo, leggermente sudato, un po' appiccicato allo scroto. Lo alzai con la mano e avvicinai la lingua alla punta. Cominciai a leccare timidamente la cappella. Non mi abituerò mai a quanto il cazzo sembri delicato, fragile, mentre è il simbolo e vettore della virilità. Virilità che volevo assorbire, sentirne i sapori, mentre con la lingua mi facevo strada tra la cappella e il prepuzio che percorrevo in tutta la circonferenza. Massimo mormorava, mi accarezzava la testa, approvava. Era il momento di accoglierlo in bocca. Mi bagnai le labbra e le passai sulla punta per poi dischiuderle leggermente e forzare l'ingresso della cappella in bocca. È la cosa che mi piace di più, quando la cappella attraversa le labbra, liscia, vellutata, scivola dentro. Sentii i brividi lungo la schiena, la serotonina tra le sinapsi, piacere puro. Lentamente abbassavo il prepuzio per scoprire quella cappella turgida, grossa, sentirla in bocca era un delirio. Quella che provavo per il suo cazzo era pura fascinazione.
"Guardami" sentii che ordinava, e lo guardavo, mentre prendevo a succhiare piano, il contatto con gli occhi mi parlava della mia sottomissione. Sentivo che si eccitava, che cresceva nella mia bocca, quel liquido vischioso leggermente salato sulla lingua, succhiavo tutto, con avidità. Con una mano lo tenevo alla base accompagnando i movimenti della bocca, mentre con la sinistra gli accarezzavo le palle. Erano movimenti codificati, che avevo visto fare tante volte nei porno. Sentivo la sua mano che con gentilezza mi guidava, mi accarezzava i capelli, giocava con il mio orecchio; io cercavo di prenderne sempre di più: mentre il cazzo scivolava nella mia bocca, cercavo di fargli spazio mandando fuori l'aria e abbassando, spingendola fuori, la lingua. Nonostante ciò riuscivo a prenderne poco più della metà, con la cappella che mi toccava la parte superiore della gola. Se non fosse stato così spesso, forse l'avrei ingoiato tutto. Mi soffocavo ed era la cosa più bella, era come annullarsi: restavo così, in apnea, la cappella che toccava le tonsille, guardavo la sua faccia come a dire "ecco la tua troietta". Producevo tantissima saliva, tiravo fuori il cazzo e la lasciavo colare sulla cappella che mi passavo con lussuria sulle labbra, sotto il naso sulle guance; scendevo sulle palle e le bagnavo, le leccavo le succhiavo; poi ancora più giù, annusavo tutto, respiravo gli odori con una lussuria mai provata in vita mia. Amavo il cazzo, ne ero affamato, sapevo che questa sarebbe stata la mia vita, cercare di placare questa fame.
"Togli le mani e mettile dietro la schiena", continuai a pompare solo con la bocca, ruotando leggermente la testa. Mugolavo come una cagnetta, il rumore della saliva, il risucchio, non era una cosa silenziosa. Si aggrappò ai miei capelli, Massimo cominciò ad assecondare la mia bocca con movimenti contrari del bacino. Praticamente mi stava scopando. Era dominante, stava godendo scopandomi la bocca come se fosse una fica. Io subivo, le mani dietro la schiena, mi concentravo sulla gola dove sentivo premere la cappella, cercavo di rilassare i muscoli il più possibile e calmare i conati che mi provocava. Gli occhi mi lacrimavano. Ogni tanto lo tirava fuori e me lo sbatteva in faccia, ero completamente in balia di lui. Mi spingeva giù e gli leccavo le palle, poi di nuovo salivo a offrirgli la bocca da sfondare senza pietà. Dopo qualche minuto mi staccò, un filo di saliva collegava la mia bocca al suo cazzo
"Fammi mettere comodo"
Si sedette sul divano e cominciò a sfilarsi la tuta. Spostai il cuscino verso di lui e, sempre inginocchiato, gli slacciai le scarpe e gliele sfilai. Tirai via i pantaloni e gli afferrai le caviglie. Gli tolsi le calze e mi portai i piedi sulla faccia. Respiravo forte e baciavo. Poi presi a succhiare le dita, a leccare lo spazio tra una e l'altra, raccoglievo lo sporco, un sapore pungente. Lui mi guardava divertito e si segava
"Mamma mia che sei" disse sorridendo.
Risalii baciando la caviglia, poi l'interno del ginocchio. Lui tirò verso di sé le gambe e allungò una mano sulla mia testa. Capii subito cosa voleva e che io dovevo solo accontentarlo, il mio piacere era dargli piacere.
"Bravo sì, lecca il culo a Massimo tuo"
Anche se pulito, il culo ha sempre un odore, un sapore, fortissimi. Lo stavo provando per la prima volta mentre spingevo la lingua sempre più in profondità. Con una mano mi teneva la testa e con l'altra si segava. Sembrava apprezzare tantissimo, lo sentivo gemere, il respiro sempre più forte finché non mi spinse via e si alzò in piedi
"Vieni che ti riempio"
Mi misi sotto con la bocca spalancata, tirai fuori la lingua in attesa. Lo sentii grugnire: il primo schizzo mi colpì sull'occhio, che riuscii a chiudere in tempo, il secondo all'altezza del naso, era caldissima. Istintivamente avvicinai la bocca, chiusi le labbra sulla cappella per prendere il resto che cominciava a colare. Non c'è niente di più bello che sentire la sborra raccogliersi sulla lingua, passarla sul palato, sentirne il gusto e poi ingoiarla.
Massimo respirava affannosamente, l'orgasmo era stato intenso. Si lasciò cadere pesantemente sul divano. Io mi accucciai accanto
"Posso?" chiesi
"Certo, vieni" con un sorriso mi fece spazio accanto a lui. Appoggiai la testa sulla sua pancia e mi portai di nuovo il cazzo alla bocca. Stava tornando quella cosa fragile e delicata e presi a succhiare dolcemente, a succhiare
via le ultime gocce. Mise la mano sotto il mio mento e mi girò la testa verso di lui, raccolse lo sperma che avevo ancora in faccia per poi porgermi le dita che succhiai.
"Come si dice?"
"Grazie" risposi
"Bravo, ora rilassiamoci un po'"
Prese il telecomando e accese la televisione.


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